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Posts written by ››Francis

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    La clematide rampicante è una pianta molto bella e diffusa in tutto il mondo. Il nome Clematis è di origine greca e si dice si deva al botanico Dioscoride. La radice “klema” significa “viticcio” o “legno flessibile” proprio a indicare la caratteristica dei rami di questo arbusto che può raggiungere anche i 10 metri d’altezza. Originaria delle zone temperate e temperato-fredde dell’America, della Cina, dell’Europa e della Siberia, è diffusa un po’ in tutto il mondo. Di clemantidi rampicanti ne esistono oltre 250 specie, di cui 7 crescono spontaneamente in Italia. Alcune sono sempreverdi a fioritura precoce, altre a fioritura tardiva. Colorate e dall’aspetto esotico, sono meravigliose per rendere il giardino ancora più bello.

    Che pianta è la clematide (o clematis) rampicante
    La clematide rampicante appartiene alla famiglia delle Ranuncolaceae, le foglie possono essere caduche o sempreverdi, i fusti sottili producono sottili viticci con cui si attaccano ai muri. I fiori sono molto grandi con colori che vanno dal blu scuro al porpora, rosso, rosa; esistono specie a fiore giallo e bianco. Insieme alla primula, i fiori della clematis sono tra i più belli per decorare un’area esterna e dargli un aspetto primaverile e rilassante.

    Dove posizionarla e quanto dura la fioritura
    Originaria dei boschi dell’America, dell’Europa e dell’Asia, la clematide si arrampica sugli alberi in cerca di luce mentre le radici rimangono all’ombra. L’esposizione deve perciò essere al sole o in penombra, l’importante è che le radici siano protette dal caldo e dal secco con del pacciame o con piante a copertura del terreno. Le campanule, l’hosta o l’heuchera sono ottime piante per mantenere in ombra la zona delle radici. In alternativa vanno bene anche cocci o pietre. Le clematidi non temono il freddo, anche perchè durante il periodo di riposo vegetativo invernale tendono a perdere completamente la parte aerea. La fioritura, in base alla specie, va dalla primavera all’autunno.

    Come si cura e ogni quanto va innaffiata e potata
    Per piantare la clematide sono da preferire terreni ricchi di humus e uniformemente umidi dai quali l’acqua in eccesso possa facilmente defluire. Il miglior periodo è tra agosto e settembre, così come avviene anche per lo zafferano e per molte altre specie floreali, e la pianta andrebbe posizionata a circa 15 cm in più di profondità rispetto al vaso che la contiene al momento dell’acquisto. In particolare in primavera ed estate la clematis va annaffiata spesso facendo attenzione a non creare acqua stagnante. È utile anche una buona concimazione del terreno data la fioritura costante della pianta.

    Riguardo alla potatura, se fiorisce a primavera la clemantide può essere poi accorciata all’altezza desiderata subito dopo la fioritura. Se la fioritura avviene in estate, va tagliata completamente ad autunno inoltrato, lasciando circa 40 cm. Queste piante mettono le gemme appena dopo la potatura. Quando la fioritura avviene in primavera inoltrata, estate inoltrata e autunno, il consiglio è quello di rimuovere esclusivamente i fiori appassiti con le relative coppie di foglie. In questo modo, si otterrà una seconda abbondante fioritura. A novembre o dicembre poi tutti i polloni vanno accorciati della metà.

    Fonte: virgilio.it
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    La Commissione europea ha presentato il suo nuovo obiettivo climatico per il 2040, eliminando qualsiasi riferimento numerico specifico per l’agricoltura. Nella comunicazione divulgata il 6 febbraio, Bruxelles ha proposto di ridurre le emissioni di gas serra del 90% entro il 2040 rispetto ai livelli del 1990. La precedente proposta di una riduzione del 30% rispetto al 2015 per il settore agricolo, inclusa nella bozza del documento diffusa nelle settimane precedenti, è stata eliminata. Il testo sottolinea che l’agricoltura ha un ruolo fondamentale nella transizione verso un’economia più sostenibile, contribuendo al tempo stesso alla sovranità alimentare europea.

    Obiettivo Ue 2040: -90% emissioni per la neutralità climatica
    L’Unione europea ha delineato l’obiettivo intermedio per il 2040, fondamentale per mantenere la promessa di diventare il primo continente a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. La comunicazione, che seguirà le elezioni europee, sarà seguita da proposte legislative elaborate dalla nuova Commissione europea. L’obiettivo del 90%, sottolineato dall’esecutivo Ue, riflette il parere del Comitato consultivo scientifico europeo sui cambiamenti climatici e gli impegni presi nell’ambito dell’accordo di Parigi. Questo obiettivo si inserisce nella traiettoria di riduzione delle emissioni già tracciata nel decennio 2020-2030.

    Riduzione del 55% delle emissioni entro il 2030: il punto di partenza
    Per garantire una riduzione del 90% delle emissioni di gas serra entro il 2040, l’Unione europea parte da un obiettivo cruciale: la diminuzione del 55% entro il 2030, già fissato nella storica legge Ue sul clima del 2021. Il nuovo target del 2040 mira a potenziare la resilienza contro le future crisi e a rafforzare l’indipendenza energetica riducendo le importazioni di combustibili fossili, che rappresentavano oltre il 4% del Pil nel 2022. Attraverso una valutazione d’impatto, la Commissione europea prevede la totale decarbonizzazione del settore energetico poco dopo il 2040, concentrandosi su energie rinnovabili, nucleare, efficienza energetica, stoccaggio e cattura del carbonio, geotermico e idroelettrico. Un notevole beneficio di tali sforzi è sottolineato: una significativa riduzione dell’80% del consumo di combustibili fossili per energia dal 2021 al 2040.

    Decarbonizzazione al 2040: sfide e opportunità per l’Europa
    Le tempistiche della decarbonizzazione sono urgenti. Da un lato, i crescenti danni climatici causano già un impatto significativo sull’economia (circa l’1% del PIL nell’eurozona nel 2019 secondo la BCE). Dall’altro, la competizione internazionale per i nuovi mercati di tecnologie verdi è in forte crescita (secondo l’Agenzia internazionale dell’energia, IEA, il valore dovrebbe arrivare intorno ai 650 miliardi di dollari l’anno entro il 2030).

    In questo contesto, fissare l’obiettivo di decarbonizzazione al 2040 non è un’impresa impossibile, ma un’occasione preziosa per:

    - Dare chiarezza sul percorso necessario verso la neutralità climatica al 2050
    - Cogliere le nuove opportunità di sviluppo legate alla transizione verde
    - Sostenere e accompagnare chi è più colpito dai cambiamenti climatici, riducendo le diseguaglianze sociali

    La sfida principale è gestire la transizione in maniera ordinata, coniugando la trasformazione con:

    - Nuove opportunità di sviluppo in settori come le energie rinnovabili, l’efficienza energetica e l’economia circolare
    - Misure di sostegno per le persone e le comunità più vulnerabili, garantendo l’accesso a un’energia pulita e accessibile e a nuove opportunità di lavoro

    La decarbonizzazione al 2040 può essere un’occasione per l’Europa di costruire un futuro più sostenibile, inclusivo e prospero. La politica ha un ruolo fondamentale nel guidare la transizione verso la neutralità climatica. Il compito principale è quello di fornire gli strumenti necessari per accompagnare la trasformazione di settori complessi come l’agricoltura o l’industria manifatturiera.

    Agricoltura e obiettivo Ue 2040: verso una transizione sostenibile
    Sottolineando il ruolo chiave dell’agricoltura, l’esecutivo Ue evidenzia la possibilità per il settore di contribuire alla transizione climatica e assicurare una produzione alimentare sufficiente in Europa, redditi equi e altri servizi vitali come il miglioramento della capacità di immagazzinare carbonio nei suoli e nelle foreste.

    L’assenza di un obiettivo numerico specifico per il settore lascia aperta la questione del suo contributo al target complessivo del 90%. La Commissione europea ha annunciato un dialogo con le parti interessate per definire i futuri impegni del settore. Possibili implicazioni:

    - Maggiore attenzione alle pratiche agricole sostenibili, come l’agricoltura di precisione e l’agroecologia
    - Investimenti in tecnologie innovative per la riduzione delle emissioni, come la bioeconomia e l’agricoltura urbana
    - Potenziamento delle politiche di sviluppo rurale per accompagnare la transizione del settore agricolo

    Il PNIEC e la sfida della decarbonizzazione in Italia
    Per l’Italia, il piano di decarbonizzazione attuale è rappresentato dal PNIEC. Tuttavia, il Piano, nella sua forma attuale, presenta una mancanza di chiarezza sia nel percorso di eliminazione dei combustibili fossili che nelle misure concrete per raggiungere gli obiettivi del 2030, soprattutto per quanto riguarda la penetrazione delle energie rinnovabili nel sistema elettrico.
    Entro giugno 2024, il PNIEC dovrà essere aggiornato, offrendo un’opportunità cruciale per allinearlo con gli obiettivi del 2030, come richiesto dalla Commissione stessa. Questa occasione sarà fondamentale per tracciare una rotta chiara e concreta per la decarbonizzazione del sistema economico italiano. Tale processo dovrebbe essere accompagnato da politiche coerenti e da una strategia di attuazione che tenga conto della sostenibilità economica e sociale, con meccanismi di monitoraggio in grado di guidare le politiche nel tempo.

    COP28 e obiettivo 2040: verso un futuro libero dai combustibili fossili
    La COP28 di dicembre 2023 ha segnato una tappa fondamentale nella lotta contro il cambiamento climatico. Per la prima volta, in un contesto multilaterale con quasi 200 Paesi presenti, è stata sancita la necessità di un percorso di allontanamento dall’utilizzo delle fonti fossili.
    Questa decisione è stata raggiunta al termine del primo “Global Stocktake“, un bilancio globale che ogni 5 anni valuta i progressi compiuti nella risposta alla crisi climatica. Alla luce di questi risultati, e come previsto dall’Accordo di Parigi, la legge europea sul clima richiede la definizione di un obiettivo di decarbonizzazione per il 2040 entro sei mesi dal Global Stocktake.

    Il 6 febbraio 2024, la Commissione Europea ha presentato la sua raccomandazione sugli obiettivi di decarbonizzazione per il 2040. Il documento analizza tre possibili scenari:

    - Riduzione fino all’80%: in linea con una traiettoria lineare tra gli obiettivi del 2030 e del 2050
    - Riduzione tra l’85% e il 90%: coerente con l’estensione del quadro di politiche attuale fino al 2040
    - Riduzione tra il 90% e il 95%: in linea con le indicazioni dell’European Scientific Advisory Board on Climate Change (ESABCC)

    Il costo dell’inazione: perché la decarbonizzazione è fondamentale
    L’analisi della Commissione parte da una certezza: i danni fisici causati dal cambiamento climatico stimati intorno ai 170 miliardi di euro negli ultimi 5 anni dall’Agenzia Europea per l’Ambiente. La BCE aggiunge che il cambiamento climatico ha provocato una perdita dell’1% del PIL nell’eurozona nel 2019, con la prospettiva di una riduzione del PIL dell’Unione del 7% entro la fine del secolo in assenza di misure di decarbonizzazione entro il 2040.
    Questo sottolinea l’importanza di un’azione incisiva e rapida per evitare impatti economici significativi, specialmente nel settore agricolo, vulnerabile a danni naturali e riduzione di resa. Alcuni eventi, come l’alluvione in Emilia Romagna del 2023, hanno causato danni ingenti.
    Dall’altro lato, la transizione offre opportunità economiche, con un mercato legato alla decarbonizzazione, come abbiamo detto, stimato dalla IEA a 650 miliardi di dollari all’anno entro il 2030. Paesi come gli USA e la Cina stanno investendo massicciamente in queste tecnologie, spingendo l’Europa a muoversi rapidamente per non perdere terreno.
    Questi fattori economici richiedono un cambio di direzione per gli investimenti del settore privato. Fissare obiettivi di decarbonizzazione offre una chiara direzione di viaggio necessaria per investire in processi produttivi a basse emissioni e nelle catene di valore legate alla transizione. In un contesto di danni climatici crescenti e corsa verso nuovi mercati verdi, fissare l’obiettivo di decarbonizzazione al 2040 non è solo un esercizio formale, ma un’opportunità chiara per delineare il percorso verso la neutralità climatica al 2050.

    Neutralità climatica: perché e come l’Ue deve raggiungere l’obiettivo del 2050
    L’analisi della Commissione, del 6 febbraio, sottolinea l’urgenza della decarbonizzazione per raggiungere la neutralità climatica. Indipendentemente dall’obiettivo finale, la strada verso la neutralità climatica richiede misure decisive, come quelle del pacchetto Fit for 55, che servono da base per tutti e tre gli scenari considerati. La decarbonizzazione dei sistemi energetici dell’UE entro il 2040 richiede un’intensificazione degli sforzi nella sostituzione dei combustibili fossili con fonti rinnovabili e l’aumento dell’efficienza energetica.
    Portare il livello di decarbonizzazione al range dell’80%-95% entro il 2040 è una sfida complessa con impatti significativi sul sistema economico e sociale. L’analisi della Commissione indica che gli impatti dello scenario più ambizioso non sono drasticamente superiori in termini di investimenti necessari e costi per le famiglie, grazie all’efficienza energetica.
    Dati gli enormi impatti economici e umani dell’inazione sul cambiamento climatico, il settore agricolo, responsabile di oltre il 10% delle emissioni europee, è particolarmente vulnerabile. La politica deve fornire strumenti e risposte concrete per affrontare questa trasformazione, riducendo le diseguaglianze sociali.
    Un dibattito pubblico sulla transizione è cruciale, mentre respingere gli obiettivi climatici è controproducente. Tutti i settori economici e gli attori sociali devono partecipare attivamente nel definire politiche e sostegni necessari, accettando e assumendo la responsabilità dell’obiettivo di decarbonizzazione.

    L’Ue punta al 90% di riduzione delle emissioni entro il 2040, ma il Wwf chiede di più
    La Commissione Ue ha fissato il target di ridurre le emissioni del 90% entro il 2040, un passo importante secondo il Wwf, ma non sufficiente per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi. La ong sostiene che l’Ue, in virtù della sua responsabilità storica, dovrebbe puntare a zero emissioni nette entro il 2040 e agire in modo significativo su tutti i settori, compreso quello agricolo.
    Il Wwf critica in particolare la mancanza di azioni sul fronte dell’uso del suolo, del cambiamento di uso del suolo e della silvicoltura, che potrebbero contribuire al ripristino e alla protezione degli ecosistemi naturali. Inoltre, l’ong invita a promuovere diete più sane con minor consumo di carne e latticini, che hanno un impatto elevato sul clima.
    Per l’agricoltura, il Wwf evidenzia il paradosso che più si accelera la decarbonizzazione, maggiori sono le possibilità di evitare i fenomeni estremi che mettono a rischio le attività agricole in molte zone. L’ong chiede quindi di eliminare tutti i sussidi ai combustibili fossili e di rafforzare il quadro politico e sociale per sostenere la transizione ecologica.

    Critiche dell’EEB sugli obiettivi climatici 2040
    L’Ufficio Ambientale Europeo (EEB) critica la proposta della Commissione Europea per il taglio delle emissioni al 90% entro il 2040. L’ufficio ha riconosciuto lo sforzo mirato verso l’azione climatica, ma ha sollevato dubbi significativi riguardo all’eccessivo affidamento su tecnologie costose e poco comprovate.
    L’Ufficio ambientale ha sottolineato che il piano ICM introduce un quadro essenziale per affrontare le emissioni di carbonio, elemento fondamentale per la neutralità climatica entro il 2050. Tuttavia, ha criticato l’accento eccessivo sulla cattura e rimozione del carbonio, senza valutare adeguatamente l’efficacia di tali tecnologie. Ha evidenziato la mancanza di priorità sulla riduzione delle emissioni attraverso mezzi più convenienti come l’efficienza energetica, dei materiali e le pratiche di circolarità.
    In conclusione, sebbene riconosca gli sforzi dell’UE nel perseguire gli obiettivi climatici, l’Ufficio ambientale europeo sollecita una revisione più approfondita delle strategie per garantire un percorso realistico e efficace verso la neutralità climatica entro il 2050.

    Legambiente: obiettivo di riduzione delle emissioni al 90% nel 2040 è ambizioso ma possibile
    Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, ha accolto con favore la Comunicazione della Commissione Europea sul nuovo target di riduzione delle emissioni climatiche entro il 2040. Ha sottolineato l’importanza di un’azione climatica ambiziosa che includa un phase-out dei combustibili fossili entro date specifiche per carbone, gas e petrolio, e ha invocato il supporto dell’Italia per questo obiettivo.
    La proposta sarà discussa nel Consiglio Ambiente del prossimo 25 marzo, preparando il terreno per l’Agenda Strategica Europea 2024-2029, che stabilirà le priorità del nuovo ciclo istituzionale. Legambiente ha richiamato l’attenzione sulle sfide climatiche che richiedono un’immediata azione, evidenziando l’importanza di contenere il surriscaldamento entro la soglia critica di 1.5°C entro il 2030.
    Per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni, Legambiente ha sottolineato la necessità di investire in rinnovabili ed efficienza energetica, nonché di promuovere l’assorbimento di CO2 attraverso il settore agroforestale. L’organizzazione ha sottolineato la fattibilità tecnologica ed economica di un obiettivo ambizioso di zero emissioni nette entro il 2040, ma ha sottolineato la necessità di un cambiamento di passo nell’azione climatica attuale.
    Mauro Albrizio, responsabile ufficio europeo di Legambiente, ha delineato la necessità di un Nuovo Green Deal Europeo che acceleri la transizione verso un’economia libera da fonti fossili, circolare e a zero emissioni. Ha sottolineato l’importanza di riforme ed investimenti mirati, insieme a una profonda riforma dell’attuale governance economica, per garantire un’economia europea decarbonizzata, inclusiva, resiliente e competitiva.
    Legambiente ha richiamato l’attenzione sulle sfide nel settore dei trasporti, evidenziando la necessità di un’accelerazione verso l’elettrificazione per raggiungere obiettivi di riduzione delle emissioni più ambiziosi. Ha sottolineato l’impatto significativo della crisi climatica sull’Europa, evidenziando l’importanza di triplicare gli sforzi per ridurre le emissioni climalteranti e contenere gli impatti economici e sociali derivanti dal cambiamento climatico.

    Industria cartaria e neutralità climatica: Assocarta chiede fattibilità e priorità agli investimenti in Europa
    Il Direttore Generale di Assocarta, Massimo Medugno, ha risposto alla nuova comunicazione della Commissione Europea sugli obiettivi climatici al 2040, sottolineando la necessità di una valutazione approfondita degli scenari proposti. Inoltre, ha enfatizzato il contributo positivo dell’industria cartaria alla gestione sostenibile delle foreste e alla decarbonizzazione energetica.
    Assocarta ha accolto l’obiettivo ambizioso proposto dalla Commissione, ma ha richiamato l’attenzione sulla complessità delle realtà economiche che gli scenari unici non valutano adeguatamente. Medugno ha invitato la Commissione a incentivare le aziende ad investire in sforzi di decarbonizzazione in Europa.
    La Confederazione Europea delle Industrie Cartarie (CEPI) ha chiesto un approccio cauto nella stima della quota di CO2 assorbita dalle foreste e ha sottolineato l’importanza di non basarsi su un approccio basato su emissioni bilanciate attraverso ‘compensazioni’ dalla natura. Inoltre, hanno sottolineato la necessità di misure che permettano gli investimenti per ridurre le emissioni.
    Assocarta ha ribadito che la transizione sarà costosa, e la Commissione dovrebbe mirare a mantenere le industrie “made in Europe” attraverso politiche industriali favorevoli agli investimenti. Infine, hanno sottolineato l’importanza di liberarsi dai combustibili fossili sia nell’energia che nei materiali, evidenziando il ruolo chiave dell’industria cartaria nella bioeconomia circolare.

    Fonte: quifinanza.it
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    Nella settimana monopolizzata dal festival di Sanremo l'incasso complessivo del botteghino italiano ha raggiunto 5.534.318 euro in calo del 26% rispetto al week scorso e in aumento del 37.5% sullo stesso week di un anno fa.
    Lontano il risultato del 2019 (7-10 febbraio) a 10.931.610 euro.

    A dominare la vetta della top ten lo stesso trio della scorsa settimana con al primo posto Povere creature! che ha incassato 1 milione 124mila euro, con un calo del 39% e una media di 2.037 su 552 schermi. Il fim di Yorgos Lanthimos con Emma Stone, Mark Ruffalo e Willem Dafoe nel complesso è arrivato a 6 milioni 325mila euro.
    Continua la lotta serrata con Tutti tranne te che è stato in testa venerdì e sabato e bruciato solo sul finale: il film diretto da Will Gluck con protagonisti Sydney Sweeney e Glen Powell, con un calo del 44% e la migliore media copia 2.459 euro su 410 sale, ha messo via un altro 1 milione 8mila arrivando a 5 milioni 159mila complessivi.
    In terza piazza con -51% e una media di 1.443 su 262 schermi la coppia Biggio-Mandelli con I soliti idioti 3 - Il ritorno, che ha guadagnato 378mila euro e ha raggiunto 3 milioni 679mila complessivi.

    Due le nuove uscite tra i primi 10: al quarto posto il cartoon Sansone e Margot - Due cuccioli all'opera con 335mila euro e una media di 878 su 382 sale e al decimo il musical Il colore viola con quasi 159mila e una media di 567 su 280 schermi.
    top ci sono anche Perfect Days di Wim Wenders quinto (330mila euro nel week end e 4 milioni 789mila totali), il dolce amaro The Holdovers - Lezioni di vita sesto (248mila e 1 milione 903mila), la commedia adrenalinica Argylle - La super spia settimo (quasi 231mila e 713mila), il film drammatico di Maria Sole Tognazzi Dieci minuti ottavo (225mila e 946mila) e infine Pare parecchio Parigi di Leonardo Pieraccioni nono (quasi 171mila e 3 milioni 130mila).

    Fonte: ansa.it
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    Non esiste argomento più comune e, al tempo stesso, più complesso dell’amore, a cui moltissimi libri si sono dedicati. Centro di poesie, romanzi, racconti e saggi, ma anche di film e serie tv, l’amore è un mistero eterno, che affascina scrittori e lettori di tutti i tempi.
    Ma di cosa parliamo quando parliamo d’amore? È impossibile riuscire a definire questo sentimento, ad afferrarlo una volta per tutte. Eppure è una ricerca che non si può smettere di continuare a tentare. Già Platone, nel suo Simposio, elaborava una propria teoria sull’Eros e, nel corso dei secoli, sono stati tanti a interrogarsi sulla natura di questa forza “che move il sole e l’altre stelle“.
    Ognuno ha provato a darne una propria interpretazione: chi filosofica, chi letteraria, chi teologica, chi addirittura scientifica. Quello che è certo è che una risposta unica e incontrovertibile non esiste. E, forse, è proprio questo il bello.
    Per i lettori che amano l’amore e che non si stancherebbero mai di leggere saggi e divagazioni che cercano di indagarne l’essenza, ecco una lista, che non ha la pretesa di essere esaustiva, di libri sull’amore che si interrogano sul significato di amare. Così, quando vi sentirete confusi e un po’ sobillati (è normale, dopotutto sono proprio questi gli effetti dell’amore), potrete chiedere aiuto a qualche esperto che, magari, attraverso le sue parole, saprà guidarvi in questo meraviglioso e incomprensibile sentimento.

    L’arte di amare, Erich Fromm
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    Iniziamo il nostro viaggio con un vero e proprio bestseller, L’arte di amare (Mondadori, traduzione di Marilena Damiani) di Erich Fromm, il filosofo e psicoanalista tedesco che ha dedicato la sua vita a difendere la libertà umana in una società sempre meno a misura d’uomo: libertà di crescere, di sperimentare le proprie capacità, di amare. In questo breve trattato, l’autore spiega perché amare non significa possedere, limitare il partner o escludersi dalla vita del mondo; al contrario l’amore può aprirsi all’intero universo, spalancando inattese prospettive.
    E se dopo la lettura aveste ancora voglia di leggere le ammalianti parole di Fromm, non possiamo non consigliarvi un altro piccolo libro dello stesso autore: La forza dell’amore (Casagrande, traduzione di G. De’ Grandi, V. Bianconi, R. Gado Wiener), una raccolta di pensieri, suddivisi per argomenti, che sa emozionare e far riflettere grazie alla sua semplicità espositiva.

    Simposio, Platone
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    Il Simposio (Garzanti, traduzione di N. Marziano) è una discussione filosofica nata dalla mente di Platone che ha l’amore come tema centrale. Cos’è quindi veramente l’amore? La passione per il bello, la ricerca nell’altro di ciò che non si ha, una medicina che ci guarisce, un sentimento moderato o una passione distruttiva?
    Durante un banchetto organizzato da Agatone gli ospiti si interrogano su questo tema, esponendo le proprie visioni influenzate da mitologia, filosofia e letteratura in un accorato dialogo che si propone di non tralasciare nulla, dal piano spirituale a quello fisico, dall’amore condiviso a quello non ricambiato, fino all’amore vissuto con equilibrio e quello tormentato da passioni smodate.

    Non è più come prima, Massimo Recalcati
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    Chi ha amato, almeno una volta nella vita, lo sa: il sentimento si trasforma di continuo. E a volte questo cambiamento può spaventare, tanto che molti, nostalgici di un tempo passato, decidono di mettere fine alla propria relazione.
    Il libro di Massimo Recalcati, Non è più come prima (Raffaello Cortina), si interessa dell’amore che dura, delle sue pene e della sua possibile redenzione. Non si occupa degli innamoramenti che si esauriscono nel tempo di una notte senza lasciare tracce. Indaga gli amori che lasciano il segno, che non vogliono morire nemmeno di fronte all’esperienza traumatica del tradimento e dell’abbandono. Un elogio del perdono come lavoro lento e faticoso, che non rinuncia alla promessa di eternità che accompagna ogni amore vero.

    Frammenti di un discorso amoroso, Roland Barthes
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    Eccolo qui: il manuale d’amore di tutti gli innamorati che amano la letteratura. Frammenti di un discorso amoroso (Einaudi, traduzione di R. Guidieri) di Roland Barthes è un vocabolario del lessico amoroso, che comincia con un “abbraccio” e prosegue con “cuore”, “dedica”, “incontro”, “notte”, e “piangere”.
    Per il grande pensatore francese l’amore è un discorso sconvolgente ed egli lo ripercorre attraverso un glossario dove recupera i momenti della “sentimentalità”, opposta alla “sessualità”, traendoli dalla letteratura occidentale, da Platone a Goethe, dai mistici a Stendhal.

    La testa e il cuore, Simonetta Fiori
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    L’amore è un’esperienza incredibile: quando si vive, si pensa di essere gli unici in tutto il mondo a provare un sentimento così profondo, salvo capire, poi, che sono in molti ad averlo vissuto. Insomma, non vogliamo certo dire che ogni storia d’amore si somiglia, ma non è raro ritrovare un po’ della propria relazione in quelle degli altri.
    Se non vi è mai capitato, vi suggeriamo di leggere La testa e il cuore (Guanda) di Simonetta Fiori, in cui l’autrice, firma de la Repubblica, raccoglie racconti privati, ricordi, emozioni di coppie famose, da Dario Fo e Franca Rame, a Luis Sepúlveda e Carmen Yáñez, passando per Julian Barnes e Pat Kavanagh. Trenta storie di persone straordinarie che hanno arricchito la nostra vita. Perché quella tra testa e cuore è una storia che non finisce mai. E che fatalmente ci riguarda tutti.

    Tutto sull’amore, bell hooks
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    Uno degli argomenti più difficili di cui parlare è l’amore, soprattutto con la persona che è l’oggetto di questo amore. Dall’ansia e dalla paura che originano difficoltà comunicative può nascere persino un disprezzo verso questo sentimento, che è molto diverso dall’idealizzazione che se ne fa nelle storie d’amore.
    Per queste ragioni nel saggio Tutto sull’amore (il Saggiatore, traduzione di Lucia Cornalba) la teorica e critica sociale bell hooks ragiona sul fatto che l’amore non vada inteso unicamente come un sentimento romantico, ma che vada reinterpretato come una forza spirituale e politica capace di generare cambiamento. Questo tipo di rivisitazione del concetto di amore si traduce in un atto costruttivo, tramite cui evitare la frustrazione generata dalle aspettative sociali legate alle relazioni sentimentali.

    Io amo, Vito Mancuso
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    Nel corso della vita tutti abbiamo vissuto quel sentimento euforico e doloroso, carico di paura e di felicità, chiamato amore. Ma dove ha origine e come agisce la sua forza misteriosa che sempre attrae e rapisce? Come possiamo viverlo nel modo più vero? E qual è il messaggio che esso porta con sé?
    Sono le domande fondamentali a cui Vito Mancuso risponde nel saggio Io amo – Piccola filosofia dell’amore (Garzanti). Il risultato è un libro puro ma mai puritano, in cui si ragiona senza paura di controversie a proposito di rapporti prematrimoniali, adulterio, masturbazione, omosessualità, bisessualità: rimanendo fedele al primato della coscienza e della libertà individuale ed esponendo tutti i limiti della morale tradizionale cattolica, il teologo propone una prospettiva etica in grado di orientare dal basso un esercizio giusto e insieme libero della sessualità. L’amore diviene così il punto di vista privilegiato per guardare a tutta l’esistenza.

    Donne che amano troppo, Robin Norwood
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    Quando e perché amare diventa “amare troppo“? Un argomento delicato e importantissimo, quello che la psicoterapeuta americana Robin Norwood sonda nel suo Donne che amano troppo (Feltrinelli, traduzione di Enrica Bertoni), offrendo una casistica nella quale sono individuate le ragioni per cui molte donne si innamorano dell’uomo sbagliato e spendono inutilmente le loro energie per cambiarlo. Con ironia e lucidità, l’autrice indica un possibile itinerario verso la consapevolezza di se stessi e verso l’equilibrio dei sentimenti.

    L’importanza di essere amati, Alain de Botton
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    C’è un tipo di amore che ci si aspetta durante la propria vita, che non è quello sentimentale ma che risulta comunque una grande fonte di vulnerabilità: si tratta dell’amore che ci si attende dal resto del mondo sotto forma di riconoscimento sociale. Lo scrittore Alain de Botton chiama questo bisogno “ansia da status”. Da dove arriva questa necessità e come colmarla? Di questo tema si occupa il saggio L’importanza di essere amati (Guanda, traduzione di Adria Tissoni) che prende spunto dalle soluzioni elaborate nel tempo da scrittori, filosofi e artisti.

    Amore liquido, Zygmunt Bauman
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    Amore liquido del sociologo e filosofo polacco Zygmunt Bauman (Laterza, traduzione di Sergio Minucci) è diventato un punto di riferimento per il pensiero moderno, un saggio che riflette l’ansia, l’insicurezza e la paura della solitudine che tutti proviamo di fronte alle relazioni. Sia chi è solo, sia chi è in coppia. I protagonisti di questo libro sono gli uomini e le donne contemporanei, che anelano la sicurezza dell’aggregazione e una mano su cui poter contare nel momento del bisogno. Eppure sono gli stessi che hanno paura di restare impigliati in storie stabili e temono che un legame stretto comporti oneri che non vogliono né pensano di poter sopportare.

    Sull’amore, Hermann Hesse
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    Chiudiamo questa nostra rassegna sentimentale con un’antologia che illustra diverse variazioni del tema amoroso: l’amore adolescenziale, l’esperienza amorosa matura, l’amore per l’umanità. Sull’amore (Mondadori, traduzione di Bruna Bianchi) raccoglie e mescola materiali diversi, dalle poesie agli episodi narrativi, passando per scritti saggistici, lettere e aforismi, disposti in un crescendo di intensità e profondità.
    “Felice è chi sa amare“: nella concezione di Hermann Hesse l’amore è del tutto slegato dal possesso, è un’incessante ricerca esistenziale, uno stato di grazia dello spirito e dei sensi che trova appagamento in se stesso e abbraccia il mondo intero.

    Fonte: ilibraio.it
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    Per il 2024 il menù delle tendenze capelli prevede al primo posto ancora i tagli corti, spettinati e pieni di movimento, a pari merito con i colori sempre più compatti ma tridimensionali. Infatti, seppure le tecniche come i babylights o gli stili come il balayage restino le soluzione più indicate e attuali per modificare la base di partenza, i trend puntano piuttosto sull’esaltazione del colore naturale, al massimo tonalizzato tono su tono per non cambiarlo ma esaltarne i punti forti. Ecco spiegato perché assisteremo ancora a un generale ritorno alle origini da parte di moltissime donne, sulle orme di altrettante celebrità, che hanno già fatto questa scelta. Per chi invece al contrario ama osare e sperimentare, la notizia è che tra i trend 2024 torna una delle tinte pop più amate, che da qualche stagione però era passata in secondo piano e che ora è prontissima a tingere nuovamente le chiome giovanissime e non, da sola o in versione color block abbinata ad altre nuance. Dal fronte tagli, se i capelli lunghi non sono propriamente al centro della scena in favore invece di medi e caschetti, il leit motiv sarà sempre e comunque la scalatura in tutte le sue forme: verticale, orizzontale, sfilatissima, strutturata o solo appena accennata sulle punte per dare movimento. L’importante è che ci sia: mullet e lo shag sono ancora l’ispirazione più cool.

    Le tendenze capelli 2024: taglio e colore
    Le tendenze ai capelli del 2024 sono dunque variegate ma in generale sono un invito all’esplorare ed esaltare il nostro modo di essere autentico, a riscoprire le nostre caratteristiche e a dar loro tutti gli strumenti per brillare di luce propria. Lo dimostra la grande attenzione, tra tagli e prodotti ad hoc, ai capelli bianchi naturali, che possono essere estremamente glamour se trattati nel modo giusto, oltre che una sempre utile dichiarazione di libertà di stile. Diamo un’occhiata ai trend dell’anno per trovare idee e ispirazioni per il nostro look.

    Il rosa
    Eccolo qua, il colore che spopolerà in primavera: il rosa è giocoso, divertente e pieno di vitalità. Si realizza sui capelli completamente decolorati, ma è una sfumatura da sperimentare, anche in maniera momentanea, su balayage o degradè. Da provare anche la versione pesca, colore Pantone 2024.

    La frangia corta
    Corta o cortissima, da metà fronte in su, è la frangia dell’anno, o meglio, quella più trendy. Sicuramente non per tutti, si pone agli antipodi di quella lunga e sottile, più facile da portare e altrettanto di moda, ma più di personalità. Perfetta da abbinare a tagli da corti a medi, va studiata al millimetro in base alle caratteristiche del proprio viso e del proprio stile.

    Scalatura verticale
    Allarme anni 2000: l’inizio del millennio è ancora una delle ispirazioni, in particolare per quanto riguarda i tagli scalati. Attenzione però a differenza di vent’anni fa dove le mode erano imposte, ora possiamo scegliere con maggiore libertà: queste sfilature verticali “intensive” non si adattano a tutte le chiome, in particolare quelle ricce o rade, ma quelle lisce le adoreranno.

    Tagli leggeri su capelli bianchi
    Finalmente, i riflettori delle tendenze sono accesi anche sui capelli grigi e bianchi e naturali, proponendo tagli che danno loro vitalità e struttura compensando la tipica perdita di corpo. Contemporaneamente, mantengono il look attuale e ordinato, e soprattutto la manutenzione facile, non facendo rimpiangere nemmeno per un secondo la tinta.

    Ritorno al castano naturale
    Questo è l’anno in cui riscoprire il proprio colore naturale, a maggior ragione se scuro o scurissimo: il diktat non è essere bionde a ogni coso, ma saper gestire al meglio la nostra unicità. Quindi, via libera a colpi di luna per ritornare alla base, riflessanti, erbe tintorie e schiariture tono su tono per dare al castano luce e tridimensionalità senza compromessi.

    Il bixie
    Sarà probabilmente il bixie il taglio corto del 2024: sbarazzino, texturizzato e scalatissimo, è femminile e audace. Si adatta a tutti i look e tipi di capelli, dando tantissima leggerezza, per questo è consigliato dai 20 agli 80 anni senza distinzione. A metà tra il pixie e il bob, è da personalizzare in lunghezza e sfilatura per renderlo più o meno soft.

    Ramato
    I colori caldi saranno ancora al loro posto quest’anno, ovvero tra le tendenze più influenti. In particolare, il ramato sarà ovunque sia nella versione copper cowboy, tridimensionale e perfetta per le basi scure, che pastello, ideale sulle chiome più chiare, dove mescolandosi col biondo creerà sfumature intermedie. Da tenere d’occhio anche i balayage rosso-aranciati per l’estate.

    Lo shag moderno
    Nulla vieta di replicare il taglio originale anni ’70, ma lo shag più glamour secondo il gusto del 2024 è più soft senza perdere l’attitudine rock originale. Scalatissimo e selvaggio, va portate più naturale possibile e ovviamente con una maxi frangia.

    Honey blonde
    A proposito di sfumature calde per i capelli, quelle dolci saranno tutte da sperimentare, dal biscotto al caramello, fino ad arrivare alla vaniglia e soprattutto al miele. È proprio quest’ultimo quella a cui le bionde dovranno ispirarsi per creare un colore che dona morbidezza e luce al viso senza però essere troppo giallo, adattandosi dunque anche alle basi sul cenere.

    Cadō cut
    Come per i colori, anche per i ricci naturali questo è un grande momento e i tagli pensati appositamente per questo tipo di capelli sono sempre di più. Tra le opzioni di tendenza c’è il cadō, di origine giapponese ma dall’applicazione universale, che dà volume, corpo e definizione in men che non si dica.

    Caschetto scalato
    I bob più di tendenza del 2024 saranno quello medio e arrotondato, femminile e molto glam, e quelli corti e scalati: quest’ultimi sono micro ma strutturati, in un certo senso genderless. Ideali per i capelli fini e radi, sono più interessanti quando spettinati.

    Colori morbidi
    I colori compositi ricchi di sfumature sono un grande trend, soprattutto quando studiati per adattarsi ai diversi tipi di capelli: sui ricci dovranno aumentare il movimento ma non scomparire tra la chioma, sui lisci sono più discreti e bilanciati per evitare l’effetto a strisce. Il risultato però è sempre soft e cremoso: caramello e tiramisù sono le ispirazioni più gettonate dell’anno.

    Fonte: dilei.it
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    Acquistare vintage o second hand è un modo semplicissimo per salvaguardare il pianeta. Perché? Perché non stiamo immettendo nell’ambiente beni nuovi, ma anzi, stiamo allungando la vita a beni che sono già esistenti e che altrimenti finirebbero in discarica, alimentando quindi il volume dei rifiuti.

    Perché acquistare vintage e second hand
    Cambiamo mentalità
    Acquistare vintage e second hand non è una cosa brutta e sporca, anzi. pensate per caso che i vestiti “nuovi” che trovate appesi nei negozi fast fashion, provati e riprovati, che hanno fatto il giro di mezzo mondo per finire sulle appenderie, siano freschi di bucato? Comprare capi di seconda mano è solo un modo come un altro di comprare: semplicemente, è molto più sostenibile.

    Come cercare nel circuito del second hand
    Il consiglio che do sempre, quando si parla di abbigliamento e di moda sostenibile, è questo: prima di acquistare il nuovo, provate a vedere se trovate quello stesso capo nel mercato del vintage e del second hand. Oltre a fare del bene al pianeta, lo farete anche alle vostre tasche!
    I capi vintage e second hand hanno infatti dei costi molto più bassi di quello che si può pensare, fatta eccezione per articoli di lusso o molto ricercati, e permettono davvero di crearsi un guardaroba sostenibile, unico e a costi molto contenuti.

    App e siti per acquistare e vendere second hand
    Zalando
    Zalando ha appena lanciato la sezione pre owned, quindi anche su uno dei più grandi portali di vendita di abbigliamento sarà possibile adesso acquistare abbigliamento usato, ovviamente in eccellenti condizioni, sempre con le tutele e le garanzie di Zalando in termini di resi e spedizioni.
    Wallapop
    Sito con relativa app che permette di comprare e vendere praticamente qualsiasi cosa: dagli IPhone ricondizionati fino all’abbigliamento. Facile e veloce, assomiglia molto a Vinted.
    Vinted
    App molto pratica che permette di vendere e acquistare abiti usati e che consente di ricevere un pagamento in denaro, da spendere sempre all’interno dell’app o da trasferire sul proprio conto personale. Da pochissimo è disponibile un servizio di verifica dei capi, che vi consente di essere sicuri al 100% che il capo o l’accessorio che state acquistando sia originale (questo vale in particolar modo per i capi di lusso).
    Micolet
    Sito di sola vendita di capi second hand, principalmente di brand fast fashion, quindi sempre freschi e che seguono le tendenze moda.

    App e siti per acquistare e vendere vintage
    Farfetch pre owned
    Farfetch è una piattaforma di moda high end e luxury, che ha una sezione pre owned, dove vengono messi in vendita capi di lusso usati o vintage.
    Vestiaire Collective
    Sito (con relativa app) che permette di vendere e comprare capi di lusso e vintage anche second hand. Veloce e intuitiva, ha tantissima scelta di articoli.
    Depop
    Sito (anche lui con relativa app) che permette di acquistare e vendere capi second hand, tra cui si possono anche trovare delle chicche vintage. Da tenere presente.
    Humana Vintage
    Realtà nata come associazione umanitaria per sostenere progetti di sviluppo nel Sud del mondo e azioni sensibilizzazione anche in Italia, adesso è un sito dove si possono acquistare capi vintage dagli anni ’60 agli anni ’90, a prezzi davvero contenuti.

    Fonte: dilei.it
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    Un quadratino di cioccolato fondente, una manciata di noci, un piatto di pasta e fagioli: sono tutti modi gustosi per assicurarsi ogni giorno la giusta quantità di magnesio, un minerale importantissimo per la nostra salute. Scopriamo a cosa serve e quali sono i cibi più ricchi e le ricette facili e genuine per fare il pieno di magnesio.

    Magnesio: cos’è e a cosa serve
    Il magnesio è uno dei sali minerali presenti nel nostro organismo in quantità più elevate e, come potassio, calcio, fosforo e sodio, fa parte della categoria dei macroelementi. Questo nutriente entra in gioco in moltissimi processi che avvengono nel nostro corpo: il magnesio è un elemento chiave per il buon funzionamento e per l’equilibrio del sistema nervoso e muscolare, è necessario per la costituzione dello scheletro (per il 70% si trova localizzato proprio nelle ossa), partecipa come cofattore al metabolismo energetico, in particolare a quello dei grassi, e alla sintesi delle proteine. Per la nostra salute e il nostro benessere, quindi, è fondamentale assicurarsi ogni giorno quantità adeguate di questo sale minerale attraverso una corretta alimentazione.

    I cibi più ricchi di magnesio
    Il magnesio è presente in moltissimi alimenti, ma alcuni sono caratterizzati da un contenuto più alto di questo sale minerale. Scopriamo quali sono e come inserirli nella nostra dieta.

    Frutta secca
    La frutta secca a guscio è una delle principali fonti di magnesio. Come ci mostra la tabella di composizione degli alimenti del CREA (Centro Ricerche per gli Alimenti e la Nutrizione) relativa ai cibi più ricchi di questo sale minerale, il primato spetta alle mandorle dolci secche con 264 mg per 100 g, seguite da anacardi (260 mg per 100 g), arachidi tostate (175 mg), nocciole secche (160 mg), pistacchi (158 mg) e noci secche (131 mg). È quindi una buona abitudine inserire regolarmente la frutta secca nella propria alimentazione, avendo l’accortezza di consumarla con moderazione perché piuttosto calorica: in media, contiene 550-600 calorie per 100 g. Una porzione da 30 g al giorno è il giusto compromesso per fare il pieno dei suoi preziosi nutrienti – magnesio, ma anche grassi omega 3, fibre e vitamine E – senza rischi per la linea. Prova i nostri frollini alle mandorle per una colazione energizzante o, se hai voglia di un secondo piatto diverso, il tonno in crosta di pistacchi.

    Verdure a foglia verde
    Anche le verdure a foglia verde sono tra gli alimenti più ricchi di magnesio. Contengono, infatti, la clorofilla, una molecola di origine vegetale di cui questo sale minerale è un componente essenziale e che le piante usano per convertire la luce del sole in nutrimento. Tra le migliori fonti ci sono spinaci e bietola: cotti al microonde hanno un contenuto di magnesio pari a 80 mg per 100 g. Ma anche i vegetali non a foglia apportano buoni quantitativi di questo minerale: spiccano i carciofi cotti al microonde e le zucchine, in padella o grigliate, con 65 mg per 100 g.

    Cereali integrali
    I cereali sono un’ottima fonte di magnesio, in particolare quelli integrali: non essendo stati sottoposti a un processo di raffinazione, infatti, sono completi di tutte le loro parti, dalla crusca, il guscio esterno ricco di fibre, al germe, cioè l’embrione del chicco, dove si concentrano le vitamine e i sali minerali.
    Basti pensare che la pasta di semola integrale contiene 100 mg di magnesio per 100 g di prodotto, mentre quella tradizionale ne apporta la metà. Oltre al frumento, tra i cereali più ricchi di questo sale minerale c’è il miglio (160 mg per 100 g di miglio decorticato, ovvero privato solo degli strati più esterni), ottima alternativa al riso per preparare gustose insalatone fredde come la nostra insalata di miglio con capperi e acciughe.
    Non solo i cereali, ma anche gli pseudocereali sono molto ricchi di magnesio: si tratta dei semi commestibili di piante erbacee che non fanno parte delle Graminacee (la famiglia dei cereali), ma che spesso vengono assimilate ai cereali perché si utilizzano in maniera simile, anche se hanno proprietà un po’ diverse. La quinoa, per esempio, apporta grandi quantità di magnesio: 100 g di prodotto crudo ne contengono quasi 200 mg.

    Legumi
    Anche i legumi rappresentano una buona sorgente di magnesio da portare in tavola per coprire il proprio fabbisogno quotidiano. Tra i più ricchi ci sono i fagioli cannellini e borlotti (100 g secchi ne contengono circa 170 mg), ma anche i ceci (130 mg per 100 g di prodotto secco) e le lenticchie (83 mg per 100 g di prodotto secco).

    Cacao
    Infine, anche il cacao è una miniera di magnesio: come ricorda IEO (Istituto Europeo di Oncologia), è importante sceglierlo amaro, perché quello dolcificato può contenere zucchero fino alla metà del suo peso, quindi l’apporto di questo sale minerale si riduce drasticamente. Anche il cioccolato è una fonte di magnesio, a patto di sceglierlo fondente, preferibilmente al 70%, perché maggiore è il suo contenuto di cacao, più elevato sarà anche quello di questo macroelemento.

    Di quanto magnesio abbiamo bisogno ogni giorno?
    I livelli di assunzione di riferimento dei sali minerali per la popolazione italiana (LARN) elaborati dalla SINU (Società Italiana di Nutrizione) raccomandano un’assunzione di magnesio pari a 240 mg al giorno per le persone adulte, senza particolari variazioni legate alla fascia di età o a una fase specifica della vita, come la gravidanza o l’allattamento. Un quantitativo che possiamo facilmente assicurarci seguendo una dieta il più possibile varia e completa, dato che come abbiamo visto il magnesio è presente in moltissimi cibi.

    Carenza di magnesio: quali sono le conseguenze?
    Proprio per l’ampia diffusione di questo sale minerale negli alimenti, una carenza di magnesio è un’eventualità poco comune: questo macroelemento, infatti, è generalmente assunto con la dieta nelle quantità necessarie all’organismo.
    Oltretutto, sottolinea IEO, a differenza di quanto avviene per altri nutrienti, per esempio per alcune vitamine come la C, la cottura non danneggia il magnesio e non lo rende meno biodisponibile per l’organismo, quindi il pericolo di carenza è minimo se si mangia in modo sano e completo.
    Ci sono, tuttavia, alcuni soggetti che possono essere più a rischio di un deficit di magnesio, come ricorda Humanitas: tra questi, le persone che assumono farmaci o che soffrono di malattie che possono compromettere l’assorbimento di questo minerale, come il morbo di Crohn, la celiachia o il diabete di tipo 2. Nei casi più gravi, la carenza di magnesio potrebbe portare alla comparsa di crampi e contrazioni muscolari, perché il magnesio esercita le sue funzioni soprattutto su muscoli e sistema nervoso. Tra gli altri possibili sintomi di un forte stato di carenza di magnesio potrebbero esserci anche anoressia, vomito, intorpidimento, convulsioni e aritmie.

    Magnesio: quando servono gli integratori?
    In alcuni casi potrebbe esser utile il ricorso a integratori di magnesio per contrastare alcuni disturbi comuni: per esempio, ricorda sempre Humanitas, questo sale minerale può aiutare ad alleviare i crampi mestruali se assunto in fiale o in bustine per almeno una settimana prima del ciclo. Anche in estate, quando a causa della forte sudorazione si è più soggetti alla perdita di sali minerali, una supplementazione potrebbe essere raccomandata.
    Gli integratori alimentari, sia di magnesio che di di altri nutrienti, devono comunque essere sempre utilizzati su consiglio del proprio medico, che è l’unico che può valutarne la reale necessità: è importante affidarsi alle sue indicazioni, evitando il fai da te.
    Generalmente, comunque, in assenza di particolari problematiche di salute una dieta varia e ricca di alimenti ad alto contenuto di magnesio basta ad assicurare al nostro organismo il quantitativo di cui ha bisogno per stare bene e funzionare al meglio.

    Fonte: buonissimo.it
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    Si tagliano meno alberi, ma se ne tagliano ancora troppi. La deforestazione dell’Amazzonia brasiliana ha registrato un calo del 50% nel 2023, segnando una notevole inversione di tendenza rispetto al periodo del presidente Jair Bolsonaro. Il successore di Bolsonaro, il presidente Luiz Inácio Lula da Silva, ha implementato politiche più rigide, riducendo lo sfruttamento forestale.
    Nonostante questi progressi, la regione è ancora minacciata da un aumento degli incendi e dalla peggior siccità in decenni. L’efficacia delle misure anti-deforestazione è evidente anche nella riduzione del 70% della deforestazione nell’Amazzonia colombiana nei primi nove mesi del 2023, sotto il governo di Gustavo Petro. Tuttavia, la sfida persiste, con il rischio di un aumento della perdita forestale a causa di un imminente periodo di siccità.

    Riduzione significativa della deforestazione nell’Amazzonia brasiliana
    La perdita di foresta nella regione amazzonica brasiliana è diminuita del 50% nel 2023, secondo i dati governativi. Sotto il presidente di destra Bolsonaro, che ha lasciato l’incarico alla fine del 2022, la deforestazione in Amazzonia aveva raggiunto il picco massimo in 15 anni. Il suo successore, il presidente di sinistra Luiz Inácio Lula da Silva, ha intensificato l’applicazione delle leggi, riducendo lo sfruttamento forestale da parte di agricoltori e allevatori. Lo scorso anno sono andati persi più di 5mila chilometri quadrati di foresta pluviale brasiliana, un’area leggermente più grande di Londra, in calo rispetto ai 10mila chilometri quadrati del 2022.
    In ogni caso, la minaccia persiste a causa del peggioramento della siccità e degli incendi, soprattutto nelle terre degradate. A giugno, il numero di incendi nell’Amazzonia ha raggiunto il livello più alto degli ultimi 16 anni. La repressione dello sfruttamento forestale nella regione amazzonica ha aumentato la pressione su altre aree. Molte aziende agricole di soia, di fronte a un maggior controllo nella foresta pluviale, hanno cercato di espandere le loro operazioni nella regione secca del Cerrado. L’anno scorso, la perdita di foresta nel Cerrado è aumentata del 43%, con la distruzione di 3.022 miglia quadrate.

    Successi nella riduzione della deforestazione in Colombia e sfide future
    La deforestazione nell’Amazzonia colombiana, invece, è diminuita del 70% nei primi nove mesi del 2023, secondo le stime del governo. Da quando è andato al governo l’anno scorso, il presidente di sinistra Gustavo Petro ha attuato una serie di nuove politiche mirate a proteggere le foreste colombiane, compreso il pagamento agli abitanti locali per la conservazione del bosco. Queste politiche stanno avendo un impatto positivo, ha dichiarato la ministra dell’ambiente Susana Muhamad.
    Ciononostante, è ancora presto per suggerire che la Colombia stia vincendo la lotta contro la deforestazione, ha aggiunto Muhamad. Con un forte El Niño, la Colombia si prepara a un periodo di siccità che potrebbe aumentare la perdita di foresta. I recenti progressi in Colombia riflettono avanzamenti simili nell’Amazzonia brasiliana, dove il presidente di Lula ha intensificato la lotta contro lo sfruttamento forestale. Come abbiamo visto, tuttavia, allo stesso modo che in Colombia, la siccità minaccia ora di annullare questi progressi. Il Brasile ha registrato un aumento degli incendi boschivi a causa delle condizioni sempre più secche.

    Minacce persistenti nonostante la riduzione della deforestazione
    Nel 2021, più di 100 Paesi, dal Brasile alla Russia all’Indonesia, si sono prefissati l’obiettivo di porre fine alla deforestazione entro la fine di questo decennio, ma finora la perdita della foresta è diminuita troppo lentamente per rimanere in linea con questo obiettivo. Per rimettere in carreggiata la situazione, gli analisti sostengono che il mondo deve ridurre la perdita globale di foresta del 28% quest’anno.
    L’ultimo anno ha registrato un calo nella deforestazione dell’Amazzonia brasiliana, ma un contemporaneo aumento degli incendi boschivi minaccia di vanificare questi progressi, avvertono gli scienziati. Da quando è salito al potere a gennaio, il presidente Lula da Silva ha intensificato l’applicazione della legge in Amazzonia, limitando la perdita di foresta a favore di allevatori, agricoltori e minatori. Finora, la deforestazione è diminuita del 50% anno su anno.

    Minaccia degli incendi e l’impatto del cambiamento climatico sulla deforestazione
    Nel frattempo, l’Amazzonia sta attraversando la sua peggiore siccità da decenni, aprendo la strada a incendi boschivi più intensi, soprattutto su terre degradate. A giugno, il numero di incendi ha raggiunto il livello più alto dal 2007. In passato, un picco nel numero di incendi avrebbe riflettuto un aumento della deforestazione, con allevatori e agricoltori che avrebbero abbattuto il bosco per creare pascoli o terreni coltivabili. Ma quest’anno si è verificato un distacco tra incendi e deforestazione, secondo Gabriel de Oliveira dell’Università del Sud dell’Alabama.
    Gli incendi boschivi rappresentano ora una quota crescente delle bruciature. De Oliveira è il primo autore di una lettera, redatta da un team internazionale di scienziati, che avverte che, con l’intensificarsi del cambiamento climatico e della siccità, l’Amazzonia è a rischio di incendi boschivi incontrollati. La lettera, pubblicata su Nature Ecology & Evolution, avverte che roghi sempre più gravi minacciano sia i reali progressi nella protezione delle foreste compiuti dall’amministrazione Lula che rappresentano una seconda minaccia: indebolire la percezione del pubblico dell’impegno di Lula nella protezione della regione.

    Verso un futuro resiliente per l’Amazzonia
    Mentre si osserva con ottimismo il calo significativo della deforestazione in Amazzonia sotto l’amministrazione di Lula da Silva e Gustavo Petro, la minaccia persistente degli incendi e della siccità richiede una riflessione più approfondita. L’impatto del cambiamento climatico sulla regione, con una siccità senza precedenti e il rischio di incendi incontrollati, mette in dubbio la sostenibilità a lungo termine di questi progressi. È essenziale riconoscere che la deforestazione, sebbene in diminuzione, continua a esercitare pressioni sull’ecosistema amazzonico, con conseguenze globali per il clima.
    Il ruolo delle politiche ambientali si manifesta nella significativa riduzione della deforestazione, ma occorre affrontare con urgenza le sfide emergenti. La comunità internazionale deve intensificare gli sforzi per mitigare gli impatti climatici imminenti, sostenere misure di adattamento e promuovere la conservazione sostenibile. Inoltre, è essenziale coinvolgere le comunità locali e incoraggiare pratiche agricole e forestali sostenibili. Solo con un impegno globale e coordinato sarà possibile garantire un futuro resiliente per l’Amazzonia, preservando la sua ricca biodiversità e contribuendo alla lotta contro il cambiamento climatico a livello mondiale.

    Fonte: quifinanza.it
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    Come ci vestiremo nel 2024? Un po’ come ci siamo vestiti nel 2023, ma con qualche novità e qualche grande ritorno dagli scorsi decenni. La moda del nuovo anno sarà genderless, giocosa e coloratissima. Ricca di sensualità e che chiede di osare. Ci vorrà coraggio e faccia tosta per mettere in pratica tutti i fashion trends dettati dalle passerelle nel 2024.

    Pelle, pelle e ancora pelle
    È stato il tessuto più visto nel 2023 e continuerà a dominare anche nel nuovo anno: è la pelle il vero must have del 2024. Da declinare in tutte le forme e in ogni stile, sia per lei che per lui. Gli uomini potranno osare con dei pantalanoni in pelle da vera rockstar (come il sensuale Lenny Kravitz); le più romantiche con la pelle ritaglieranno dei delicati abitini; le donne in carriera, infine, sceglieranno dei trench in stile Matrix.

    (Senza) veli
    Non è l’anno giusto per essere timide. Tra i principali fashion trends del 2024 ci sono le trasparenze. Tessuti leggerissimi, dove il vedo non vedo si trasforma in vedo tutto. Sensualissima la trasparenza nascosta sotto il blazer dal taglio maschile, audace e dal gusto punk quella che non lascia nulla all’immaginazione sfoggiata da Madame in tour. Mentre Aurora Ramazzotti offre uno spunto alle più castigate, con la trasparenza piccola piccola e solo nei punti giusti.

    Il sandalo col calzino
    Tra gli abbinamenti più odiati, criticati, bisfrattati e derisi di sempre, ma lui non molla e stagione dopo stagione, continua a tornare. Il sandalo con il calzino entra prepotente tra i trend del 2024. In versione turista tedesco, con sandalo basso e calzino in spugna o come lo portavano le it-girl degli Anni ‘2000, con la scarpina iperfemminile dal tacco altissimo.

    Le frange
    Rock e scintillanti sul chiodo di pelle, oppure scintillanti a ricoprire un prezioso abito da sera, ancora, in versione casual con maglioncino e stivali. Le frange stanno bene su tutto e si declinano in qualsiasi look, adatte a stili diversi e per diverse occasioni. Non resta che giocarci come più ci piace, il risultato è sempre di grande effetto.

    Denim dalla testa ai piedi
    Dopo la pelle arriva il jeand, ma che sia totale e completo: nel 2024 il denim è sempre total. Tra gli abbinamenti più comodi e versatili, decisamente amato dalle star e che sta bene a tutti. Grande classico il jeans con il giubbino, ma le più modaiole potranno giocare con gonne e gilet o ancora con cappottini, abitini e crop top.

    Le slingback
    Le scarpe più cool del 2024 sono le slingback. Le classiche calzature che lasciano il tallone scoperto, ma tenuto ben fermo da un sottile cinturino. Sono delle scarpe senza tempo ma sempre eleganti. Le celebrities le amano già: Taylor Swift le sceglie retrò, Jennifer Lawrence basse e comode come delle ciabattine, Katie Holmes in versione glamour e coloratissima.

    L’abito bianco
    Nel 2024, l’abito bianco non sarà prerogativa delle sole spose. In quest’anno appena iniziato, il vestito candido sostituirà il classico little black dress. E non lasciatevi spaventare, basta aggiungere piume e paillettes o, al contrario, un serissimo cappotto grigio scuro per togliere l’allure da nozze e renderlo il capo più cool e versatile del guardaroba.

    La polo
    È il momento giusto per rubare dall’armadio di fidanzati, papà e fratelli maggiori, perché il 2024 sarà l’anno della polo. Ma non della classica polo in tinta unita, la prossima primavera si potrà osare con fantasie audaci, righe multicolor e, per i più ironici, con stampe strampalate e dal gusto vintage.

    Orecchini in grande
    The bigger the better si dice negli Stati Uniti e il detto, quest’anno, invaderà il mondo intero, almeno per quel che riguarda gli orecchini. Nel 2024, gli accessori per orecchie potranno essere enormi, luccicanti e preziosi. I più cool restano i classici cerchi, spessi o sottilissimi purché arrivino a sfiorare le spalle.

    Tailleur? Sì, ma con gli shorts
    Il tailleur è il capo più classico, tradizionale e formale che ci sia, ma nel 2024 assume un’aria decisamente sbarazzina. Addio ai lunghi pantaloni palazzo, dimenticate le banali gonne al ginocchio, la giacca quest’anno si porta con comodi bermuda, audaci shorts e divertenti pantaloncini. Meglio ancora se in allegre tinte pastello.

    Fonte: dilei.it
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    Perfetto ;beth allora aspettiamo la tua richiesta^^
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123 replies since 30/7/2012
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